ANNO 14 n° 119
Giovedì web Quattro chiacchiere con Mister MacStories
>>>>> di Samuele Coco <<<<<<
04/09/2014 - 09:12

di Samuele Coco

VITERBO - Dopo aver riportato notizie provenienti dal mondo del web, Giovedì Web è lieto di celebrare l’uscita del decimo articolo con un piccolo ma rilevante cambiamento. Questa volta, a raccontare le dinamiche del mondo della rete, non ci sarà una delle tante notizie che rimbalzano sui tanti siti internet, bensì un’intervista ad un personaggio che le vive in maniera diretta. Mi permetto di aggiungere che spero di poter dare continuità a questo tipo di iniziativa, ma soprattutto, sono lieto di aver avuto il privilegio di esordire proprio con questo persona. A dare risalto a tutto questo, è importante sapere che il protagonista dell’intervista è una delle giovani eccellenze della nostra città: Federico Viticci. In molti, sul web, hanno sentito parlare di lui grazie a MacStories, il suo blog dedicato all’universo Apple, letto da milioni di persone e tra i più considerati in Italia e nel mondo. Come già detto, è stato per me un grandissimo piacere aver avuto la possibilità di prendere un caffè con Federico e farmi raccontare, in un piacevole pomeriggio di fine agosto, come gli articoli scritti da un brillante giovane Viterbese di 26 anni, abbiano fatto il giro del mondo, raggiungendo persino i grandi nomi della Silicon Valley. Se ho suscitato il vostro interesse, vi invito a leggere le prossime righe con l’intervista a Federico Viticci e, oltre a ringraziarlo per la sua disponibilità, vi suggerisco di cliccare su MacStories per le storie più interessanti dal mondo Apple.

D: Allora Federico, prima domanda: quando è nata la passione per i prodotti Apple?

R: E’ nata nel 2007. Dopo essermi diplomato al liceo classico, sono andato a fare un viaggio in Spagna con gli amici, ad un festival di musica. Una sera, ascolto il concerto di un artista che non avevo mai sentito prima. Perciò, chiedo ad un mio amico se avesse potuto aiutarmi a recuperare gli album precedenti tramite il suo lettore MP3. Il mio amico mi ha dato il suo iPod Nano, e nell’arco di pochi minuti ho avuto una sorta di illuminazione. Fino a quel momento sapevo poco e niente di Apple, ma per me quel dispositivo è stato illuminante. Al mio ritorno in Italia ho acquistato un iPod Classic e, successivamente, il primo iPhone. E’ cominciato tutto da lì.

D: Quindi, l’iPod ti ha fatto scoprire la Apple, ma quando e come nasce MacStories?

R: Nasce nel 2009. Ero stato licenziato e avevo lasciato l’università circa un anno prima. Dovevo fare qualcosa della mia vita, non potevo vivere a casa con i miei genitori senza studiare o lavorare. Ho fatto di necessità virtù: in quel periodo mi trovavo spesso a scrivere su Apple in forum online ed allora ho pensato di farlo per un mio blog. Ho deciso, anche con l’aiuto della mia ragazza, di scrivere in inglese e in italiano. Il nome doveva essere MacStories, ho sempre voluto dare un volto molto umano a quello che scrivevo e quindi Stories, le storie, è un termine appropriato per i temi che volevo trattare. Sfruttando sin dall’inizio Twitter, ho cominciato a far circolare i miei articoli sulla rete e sono arrivati i primi visitatori sul mio sito. Dopo il periodo estivo, grazie ad un aiuto per il design del sito, ho comprato il dominio ed ho lanciato ufficialmente MacStories con il supporto di piccoli spazi pubblicitari e solo in lingua inglese.

D: Quand’è arrivato il momento in cui ti sei reso conto che MacStories funzionava?

R:Non ho mai amato i rumors, i pettegolezzi e le voci di corridoio. All’inizio ne ho parlato anche io, è stata una fase che non amo però. Oggi ho deciso di non cancellarli affinché mi servano come monito. Ma posso dire che il salto di qualità sia avvenuto proprio grazie ad una indiscrezione, nel tardo 2010. Pubblicando una sorta di esclusiva che avevo avuto in merito ad iTunes e al sistema operativo dell’iPhone, la notizia in rete è circolata in maniera virale. Anche guardando i dati inerenti alle visite sul sito, si poteva chiaramente vedere il salto che c’era stato. Forse quello è stato il primo momento in cui ho pensato: “Cavolo, allora c’è qualcuno che mi segue e mi ascolta.”

D:Perché MacStories è un blog differente dagli altri?

R: Per due motivi. Primo perché mi sono sempre impegnato, e lo faccio tutt’ora, a rispettare il lettore. Per questo intendo che in MacStories cerco di scrivere solo quello che vorrei leggere io. Non voglio far perdere tempo alle persone con notizie spazzatura. Probabilmente, con rumors assurdi sui nuovi prodotti Apple che, nella maggior parte dei casi, non corrispondono alla realtà, avrei raddoppiato o triplicato il traffico sul mio sito. In secondo luogo, il blog è focalizzato sul software, quindi le persone che lo producono e le persone che lo usano tutti i giorni. Negli ultimi due anni, ho scoperto e mi sono cimentato nella intrigante di sfida di lavorare con l’iPad. Molte persone lo vedono solo come uno sfizio, un giocattolo con cui giocare. Per me non è stato così: è nata come una necessità, ma è molto più facile e comodo andare in vacanza e portarmi solo l’ iPad e poter lavorare tranquillamente. Quindi, ricapitolando, rispettare il lettore e dimostrare di provare, da appassionato, le “stories” che pubblico sul blog.

D:Oltre a MacStories, hai pubblicato un e-book che ha ottenuto un discreto successo sullo store di Apple. Vuoi raccontarmi questa esperienza di scrittore?

R: Tutto è partito a novembre 2012. Dopo aver recensito l’applicazione di uno sviluppatore tedesco, quest’ultimo mi ha invitato a testare un’altra app che serve a scrivere usando l’iPad. Quando normalmente provo le applicazioni impiego qualche giorno prima di pubblicare una recensione, ma in questo caso sono passati mesi! Con Editorial (il nome dell’applicazione) è stato amore a prima vista. Infatti,non appena provata ho pensato: “Questa sarà l’app che userò tutti i giorni.” Editorial è stata pubblicata ufficialmente a distanza di nove mesi e, per l’occasione, avevo preparato una recensione lunghissima, con foto e video da allegare al mio articolo. Il pezzo è andato benissimo, al punto tale che i lettori mi hanno chiesto di farne una sorta di guida sotto forma di e-book. Passata l’estate, attraverso lo strumento messo a disposizione da Apple, ho iniziato a creare questo libro, a dargli un layout grafico accattivante e ad aggiungere degli extra alla mia già corposa recensione. Ho contattato il team di Apple e, fin dall’inizio, hanno dimostrato interesse per il mio e-book, dandomi dei consigli e pubblicizzandolo tramite i loro canali. Per fortuna il libro è andato bene, infatti, oggi sto pensando di aggiungere nuovi contenuti e rendere l’aggiornamento gratuito ai lettori che lo hanno già acquistato.

D: Secondo te, l’ambiente in cui viviamo, ovvero la realtà della provincia, può essere un limite per chi vuole proporre qualcosa di creativo?

R: Credo che quello che ti limita non sia dove vivi, ma quanto la percezione che hai dell’ambiente e le persone intorno a te. Se mi fossi limitato ad ascoltare gli amici o i parenti che mi ripetevano che non era il caso di andare avanti e che dovevo cercarmi un lavoro tranquillo, sicuro insomma, non avrei mai creato MacStories. Non è tanto dove stai, ma quanto quello che pensi che ti limita veramente. Anche io ho pensato che stando qui a Viterbo non avrei mai avuto l’opportunità di lavorare per Apple o altre grandi aziende all’estero, ma il bello di lavorare su internet è che a nessuno interessa da dove vieni. La gente cerca informazione, qualità e, in alcuni casi, una voce amica. Il vero limite può essere solo quello pratico, ovvero a Viterbo la connessione internet è veloce per lavorare? Quello può essere un problema. La vera limitazione è mentale, perché vivendo qui, invece, ho tutti i vantaggi di una vita meno caotica rispetto alle grandi città. Certo, vivere a San Francisco magari sarebbe stato l’ideale, ma, grazie alla connessione internet, nessun posto costituisce un vero limite per potersi affermare.

D: Oltre a gestire MacStories, cosa fa Federico Viticci nella vita di tutti giorni di ragazzo viterbese?

R: Guarda sono un ragazzo normalissimo. Esco con gli amici, sto con la mia ragazza, vado a cena fuori. Tutte cose normalissime appunto. In generale cerco di avere una vita tranquilla, dedico il tempo libero alla famiglia e agli amici. Il mio problema è che il lavoro che faccio rappresenta una passione grande nella mia vita: mi diverto a scrivere ma, in pratica, vorrei sempre stare a lavorare. Ho tante applicazioni da provare e recensire; a volte ne accetto anche di più di quelle che potrei seguire effettivamente e la mia ragazza è costretta a richiamarmi dicendomi che ho esagerato e non ce la farò a fare tutto. Ed è vero, ma alla fine, facendo gli straordinari, trovo sempre il modo di recuperare. Questa è la mia croce e delizia. Escluso MacStories, posso dire che il mio vero hobby è quello di ascoltare musica e andare a concerti, in particolare quelli delle piccole band, dove posso incontrare gli artisti e parlare con loro. La musica rappresenta uno degli aspetti importanti delle mie giornate.

D: Un paio di domande da esperto Apple: quali sono le app o le funzioni fondamentali nei tuoi dispositivi?

R: Come già detto, Editorial è fondamentale per scrivere ed aggiornare MacStories. Poi c’è Dropobox, è un prodotto maturo che consente di fare tante cose, moltissime indispensabili e su tutti i dispositivi, anche quelli che non sono di Apple. Anche iCloud è un servizio molto utile, grazie alla sincronizzazione immediata di calendari, contatti e foto praticamente in tempo reale. A livello di browser posso dire che Safari sta crescendo, in particolar modo ho notato che il team di Apple sta facendo grossi sforzi per farlo competere con Chrome di Google. Se dovessi riassumere però, il mio mondo di applicazioni si racchiude in: Editorial, Twitter, Dropbox e Safari. Sarei certamente limitato, ma diciamo che potrei sopravvivere per un breve periodo.

D: Apple ha ufficializzato il suo evento per il 9 settembre. E’ praticamente certa la presentazione di un nuovo modello di iPhone, ma in rete i rumors sembrano dire che ci sarà qualcosa di più: dobbiamo aspettarci grosse sorprese?

R: Negli anni ho imparato a capire che dove ci sono tanti rumors qualcosa si sta muovendo. Credo di poter dire che Apple presenterà un iPhone più grande, ma questo perché è stata la stessa azienda a lasciar intendere, attraverso le ultime funzioni presentate, che gli sviluppatori dovranno aggiornare le loro applicazioni per l’arrivo di un display con una risoluzione più alta. Sulla possibile presenza di un dispositivo indossabile, anche lì qualcosa si sta muovendo: le assunzioni specifiche nei campi della moda e del fitness mi stanno riportando al periodo in cui Apple stava preparando la strada al lancio dell’iPad. Ci sono tante somiglianze tra questo fantomatico iWatch e l’iPad: c’era scetticismo anche allora verso il nuovo dispositivo e, anche allora, la Apple ha stupito creando un nuovo bisogno negli utenti. In questo caso, Apple ha lasciato intendere che il fitness sarà una componente chiave dei prossimi dispositivi, ergo, questo mi porta a credere che si stia lavorando in quella direzione.

D: Ultima domanda: cosa vuol fare Federico Viticci da grande? Quali sono i tuoi progetti e le tue ambizioni per il futuro?

R: Vorrei, utilizzando il sito come strumento, ma anche con altri mezzi, poter aiutare le persone ad usare meglio la tecnologia nella vita di tutti i giorni. Non parlo solo di produttività, ma di tanti altri aspetti, come la salute o l’intrattenimento, ad esempio. Tramite la mia opinione, i miei giudizi o consigli, vorrei aiutare i miei lettori a capire come sfruttare la tecnologia al massimo. Questo è, in breve, quello che racchiude il mio pensiero all’atto pratico. Voglio far capire alla gente che può utilizzare il proprio dispositivo, la tecnologia che possiede anche in altri modi. E’ importante assicurarsi un futuro in cui non solo gli appassionati abbiano i mezzi per cambiare la tecnologia. Oggi troviamo sensori ovunque: nelle magliette, negli orologi, nelle macchine etc. la tecnologia è tutto, così come il web ormai è tutto. Non dobbiamo limitare il futuro agli appassionati, il mio fine è quello di poter aiutare gli altri ad usare, ma soprattutto, creare tecnologia.



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